Riforma consorzi ASI: “Necessaria, ormai vecchi carrozzoni”
“Non abbiamo preconcetti rispetto a questo o a quel sistema organizzativo e gestionale dei consorzi Asi, ma il dato di fatto, inconfutabile, è che i consorzi, allo stato attuale delle cose, sono anacronistici, non funzionano e soprattutto non svolgono quel ruolo di supporto allo sviluppo delle aree industriali pugliesi per i quali sono stati creati circa 50 anni fa”.
Franco Busto, segretario generale della UIL di Puglia, dice la sua sulla proposta di riorganizzazione dei consorzi Asi presentata dalla Regione Puglia.
“Abbiamo detto all’assessore e ai dirigenti comunali che una riforma dei consorzi è assolutamente necessaria, un riordino che smantelli antichi e ormai inutili campanili territoriali per creare una regia regionale, una visione più ampia del processo sviluppo delle aree industriali regionali. Non è concepibile agire come mezzo secolo fa, mentre le zone industriali continuano a impoverirsi e a desertificarsi: i consorzi si trasformino da vecchi carrozzoni in volano di investimenti utili a sviluppare l’attrattività delle aree industriali, da tempo sprofondate ai margini dell’impero, lontane anni luce dai mercati che contano, quelli del nord Italia e dell’Europa”.
“L’importante – prosegue Busto – è che dietro a tale riforma ci siano due condizioni essenziali: la tutela dei livelli occupazionali, perché i lavoratori non possono pagare il conto di anni di miopia politica della classe dirigente locale, e una strategia definita e condivisa. Prima di discutere di consigli di amministrazione e di spartizione delle poltrone delle Asi che verranno, infatti, la Regione e le istituzioni locali coinvolte ci dicano, numeri alla mano, quante risorse intendono investire e come intendono impegnarle per rilanciare le zone industriali pugliesi, fiori all’occhiello del territorio appassiti proprio a causa di gestioni sovente finalizzate solo a manovre politiche di basso cabotaggio per accontentare questa o quell’area politica. Noi siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, ma per riscrivere il futuro dell’industria regionale, non per renderci complici dell’ennesimo, sterile e costoso balletto di nomine”.
Sara Di Leo