Rapporto Svimez: “Manca visione e prospettiva di crescita post-Covid per il Mezzogiorno”
“Il rapporto Svimez certifica con i numeri quello che, purtroppo, era facilmente prevedibile quando ci si è resi conto che questa non sarebbe un’ondata influenzale passeggera e che oggi è drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Le misure anti-contagio hanno agito come i dadi di un drammatico gioco dell’oca, riportando l’economia reale e di conseguenza l’occupazione alla casella di partenza della crisi del 2008, dalla quale il Mezzogiorno e la Puglia, alla vigilia dell’arrivo del Covid, si stavano ancora faticosamente tirando fuori”.
E’ il commento del segretario generale della UIL di Puglia, Franco Busto, al rapporto Svimez 2020.
“Al di là dei dati macro-economici – continua il leader della UIL regionale – dei 10 miliardi bruciati al mese e del -10,8% alla voce Pil, il dato che spaventa di più è l’assenza di visione del futuro e di prospettive di ripresa per il Sud e quindi per la nostra regione. I 280mila posti di lavoro di cui si stima la perdita, con un calo del 12% dell’occupazione giovanile (già non eccelsa da queste parti), a cui si aggiunge un tasso di abbandono scolastico quasi doppio rispetto a quello del Centro-Nord sono campanelli d’allarme di una popolazione e di un tessuto produttivo che non ripongono più alcuna fiducia nel territorio, di una rassegnazione diffusa tra imprese, lavoratori e soprattutto nuove generazioni. Ciò rischia di tradursi in una nuova ondata migratoria verso realtà più reattive dal punto di vista economico e occupazionale con una conseguente desertificazione del Mezzogiorno. Un’eventualità che bisogna scongiurare con ogni mezzo. E i mezzi ci sono”.
Busto si riferisce in particolare “ai 140 miliardi di risorse europee che, stando alle dichiarazioni del Governo, dovrebbero essere destinate al Mezzogiorno nei prossimi 7 anni. Il rapporto Svimez dice che finora il Sud è stato salvato dalle misure di sostegno al reddito, come il reddito di cittadinanza. Certo, ben vengano strumenti di contrasto al trend di impoverimento, ma ora è il momento di cambiare marcia, programmando e magari condividendo con le parti sociali, a ogni livello, investimenti importanti e strategici (e non miriadi di progetti spot) mirati a sviluppare il processo di innovazione e ricerca, a migliorare lo stato infrastrutturale, a efficientare i servizi a cominciare da quelli sanitari e burocratici. In poche parole: puntare a rendere il Mezzogiorno più attrattivo per i grandi mercati e per i grandi capital nazionali ed esteri, elemento indispensabile per creare le condizioni utili a generare nuova occupazione e a salvaguardare i già ridotti livelli attuali”.
“Fa male – conclude Busto – constatare, proprio in questi giorni, che quasi due terzi dei posti di lavoro che andranno in fumo saranno al femminile. Sintomo che la strada per una vera parità di genere e salariale sui posti di lavoro è ancora lunga, una battaglia però alla quale il sindacato non intende sottrarsi”.