Pensioni, la beffa dei coefficienti di trasformazione. “Oltre al danno economico, conseguenze sui servizi”
“Mai come in questo momento storico i pensionati, pur nella loro fragilità dinanzi a un virus che non accenna a frenare la sua corsa, si stanno rivelando fondamentali per la tenuta sociale ed economica del Paese e in particolare nel Mezzogiorno. Tanti, infatti, sono i nuclei familiari in cui i pensionati stanno agendo da veri e propri ammortizzatori sociali per far fronte alle drammatiche conseguenze della crisi causata dal Covid. Eppure, non solo il Governo non fa nulla per venire incontro alle loro esigenze, con il blocco della rivalutazione delle pensioni scongiurato solo grazie all’intervento del sindacato, ma se possibile con il 2021 arrivano ulteriori, inaccettabili penalizzazioni”.
Lo dichiara Franco Busto, segretario generale della UIL di Puglia, riferendosi a uno studio condotto dalla UIL nazionale, secondo il quale nell’anno appena iniziato, cambiando i coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione, i futuri pensionati (pensionando di 67 anni con un assegno pari a quattro volte il minimo) subiranno una penalizzazione media pari a circa 136 euro rispetto a chi è andato in pensione entro dicembre 2020.
“Al di là del cospicuo danno economico – continua Busto – che per pensioni non certo milionarie rappresenta già un bel problema per tanti pensionati, in particolare qui da noi, i nuovi criteri di calcolo delle prestazioni previdenziali comportano un disincentivo al lavoro, in quanto rimandando l’accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio montante contributivo calcolato con coefficienti più sfavorevoli. E le conseguenze di tale meccanismo perverso sono facilmente intuibili, specie nella pubblica amministrazione, dove il blocco del turnover, sommato a tale dinamica, rischia di mettere in ginocchio tante amministrazioni e di minare la già precaria efficienza di molte tipologie di servizi essenziali per la cittadinanza”.
“La UIL – conclude il segretario della UIL – ha già avanzato proposte alternative per porre rimedio a simili ingiustizie sociali ed economiche, come l’adozione di coefficienti per coorti di età, come avviene in alcuni Paesi dell’Europa settentrionale”.