Misure anti-Covid e cassa integrazione: “Nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori pugliesi oltre 210 milioni di euro in meno”

BARI – Sono 210.855.412 i milioni di euro, al netto di Irpef nazionale e delle addizionali locali, che mancano nelle tasche dei circa 300mila lavoratori pugliesi (per un totale di 75 milioni di ore autorizzate) finiti in cassa integrazione a causa del Covid-19.

E’ quanto emerso da uno studio condotto dalla sezione Lavoro, Coesione e Territorio della Uil nazionale.

“Un danno economico enorme – commenta i dati Franco Busto, segretario generale della Uil di Puglia – che si ribalterà, con un effetto a valanga, sui consumi e, conseguentemente, sulla produzione delle aziende locali, che nel 75% abbondante dei casi è destinata al mercato interno, nazionale e territoriale, nonché sulle casse degli enti locali e sulla qualità dei servizi al territorio. A ciò si aggiunga, nel brevissimo periodo, che molti di questi lavoratori non hanno ancora percepito, almeno in parte, la cassa integrazione, a causa dei ritardi dovuti alla mole enorme di pratiche pervenute all’Inps e di un meccanismo di concessione ed erogazione dello strumento macchinoso e inefficace, che più volte, come sindacato, abbiamo chiesto di semplificare”.

Secondo l’analisi della Uil, le lavoratrici e i lavoratori pugliesi hanno perso, complessivamente, rispetto alla loro busta paga ordinarie, oltre 155 milioni di euro ad aprile e circa 95 milioni a maggio. Numeri che collocano la Puglia al settimo posto tra le regioni i cui lavoratori risultano più penalizzati dalle misure anti-Covid.

“Come evidenziato dal neo segretario nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri – prosegue Busto – sarebbe necessaria, anzi è improrogabile una riforma decisa non solo dell’iter burocratico degli ammortizzatori sociali, ma che intervenga sulla revisione dei tetti massimi del sussidio, rivalutandoli, magari ancorandoli agli aumenti contrattuali e non solo al tasso di inflazione, che negli ultimi anni ha registrato indici pari allo zero”.

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