Lavoro povero e precario, Puglia allo sbando

 “Non possiamo normalizzare il lavoro povero, accettare che le lavoratrici e i lavoratori non siano in grado di essere autonomi e poter vivere dignitosamente del loro stipendio, di essere incapaci di poter immaginare il futuro che desiderano. Ogni nuovo rapporto ci sbatte in faccia una realtà che non ci piace e che continuiamo a denunciare. La Puglia è 15esima per livello degli stipendi, lo dice l’osservatorio JobPricing che ha elaborato la retribuzione globale annua in tutte le regioni e province italiane” spiega Gianni Ricci, segretario generale Uil Puglia.

L’ammontare medio di uno stipendio in Puglia è di 28.191 euro annui, ben al di sotto della media nazionale che raggiunge i 31.442 euro e quasi seimila euro in meno di quanto percepito dalle lavoratrici e dai lavoratori della Lombardia 34.033 euro.

“Gli stipendi sono troppo bassi, lo dicono tutti gli indicatori e se in questi ultimi vent’anni il costo della vita è aumentato, gli stipendi sono rimasti fermi. Il risultato è una erosione continua del loro potere d’acquisto”.

Nessuna delle province pugliese si avvicina ai 30mila euro. Si va dai 28.540 euro della provincia di Bari (71esima provincia) ai 26.848 euro di quella di Taranto(che scende sino alla centesima posizione). Nel mezzo la Bat con 28.297 euro annui (74esima), Brindisi 27.540 (88esima), Foggia 27.404 (90esima) e Lecce 26.968 (97esima).

“Non si risolleva l’economia senza aumentare la quantità e la qualità del lavoro. Gli strumenti ci sono, manca la volontà politica di attuarli. Vanno aumentati i salari, va ridotto il cuneo fiscale, vanno detassati gli aumenti contrattuali e decontribuiti i premi di produttività. Inoltre va fermato dumping contrattuale, esistono più di 700 contratti firmati dai così detti sindacati gialli che spingono al ribasso stipendi e tutele dei lavoratori. A parità di mansione svolta, le lavoratrici e i lavoratori pugliesi sono fortemente penalizzati con stipendi ai limiti della sopravvivenza. Il divario nord-sud continua ad essere marcato e il potere d’acquisto dal 2008 ad oggi è sceso di sei punti, peggio di noi fa solo la Grecia in Europa”.

E ancora. “Un altro tema è quello del lavoro precario, fenomeno in costante aumento nel Paese e in particolare nel Mezzogiorno. La commistione con il lavoro povero causato da salari da fame genera lavoratori fantasma, per la stragrande maggioranza giovani, che, a causa di questa condizione di precarietà non possono chiedere un mutuo, non possono accedere ad altri servizi, non possono costruirsi una famiglia e un futuro e, spesso, si trasferiscono all’estero o ingrossano le fila delle dimissioni volontarie, privando il Mezzogiorno e la Puglia di intelligenze e di risorse sulle quali costruire un percorso di crescita e sviluppo che oggi resta una chimera”. conclude Ricci.

Scroll to Top