La cassa integrazione galoppa in Puglia
“La crisi delle grandi imprese italiane si è diffusa a macchia d’olio in tutto il Paese. Se le grandi imprese sono state da sempre considerate la spina dorsale dell’economica, oggi l’intero comparto vacilla, non riesce più ad essere solido e stabile. Lo rivelano i dati dell’ultimo studio del Servizio Lavoro, Coesione, Territorio della Uil nazionale sugli ammortizzatori sociali che mette a confronto i dati relativi al periodo gennaio-luglio di quest’anno con lo stesso periodo dello scorso anno. La Puglia è la quinta regione d’Italia per numero di ore autorizzate tra cassa integrazione e fondo di solidarietà (22.102.508 la prima 408.127 la seconda). Un dato di per sé significato del grado di salute dell’economia” dichiara Gianni Ricci, segretario generale Uil Puglia.
“Questa è una crisi che riguarda trasversalmente tutti i settori, la fragilità del sistema pugliese è ancor più evidenziato dal fatto che dall’anno scorso le ore autorizzate sono aumentate ad un ritmo impressionante: +71,3%, facendo della Puglia la seconda regione d’Italia (prima la Valle d’Aosta) per incremento – spiega il segretario della Uil Puglia – Analizzando i dati più nel profondo si comprende come questa sia l’ultima spiaggia per molte aziende che operano in Puglia, la cassa integrazione straordinaria infatti è crescita del 125,2%, quella ordinaria del 38,2%, scesa quella in deroga del 5,5%. L’unica provincia pugliese che non è stata trascinata in questo vortice senza fine è Foggia dove l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è diminuito del 53,1%. Per il resto solo dati negativi. La provincia che più di tutte soffre la crisi è Taranto con 9.232.777 ore autorizzate di ammortizzatori sociali nei primi sette mesi di quest’anno. Una enormità che la colloca sia nella classifica delle prime quindici province per numero di ore autorizzate sia tra le prime quindici per incremento rispetto allo scorso anno (110,6%). Al secondo posto c’è Bari (anche lei nelle prime quindici province per numero di ore autorizzate) con 7.427.119 ore autorizzate e un aumento rispetto all’analogo periodo dello scorso anno del 64,5%, terza Lecce con 3.904.797 (e un balzo rispetto allo scorso anno del 212,3% che la porta nella classifica delle quindi peggiori d’Italia per incremento ore), quarta Brindisi con 1.051.917 e un aumento del 42,4%, ultima Foggia con 485.898 ore. I dati mostrano una situazione di non facile soluzione che lascia presagire tempi lunghi di ripresa. La concomitanza di una serie di cause dai tassi d’interesse che non scendono come dovrebbero al calo dei consumi, dall’incertezza delle aziende italiane verso il futuro sia in termini nazionali che internazionali alle difficoltà finanziarie delle aziende hanno portato ad una fragilità di tutta l’economia pugliese che se non si corre subito ai ripari, non ci sarà via di scampo. Non è più tempo di fare propaganda, nascondendo l’evidenza per disegnare risultati che oggettivamente non ci sono. E non vogliamo misure tampone che servono solo a prolungare l’agonia. La nostra regione ha bisogno di un piano strutturale che intersechi economia e lavoro, che abbia una visione di lungo periodo, che non sia miope di fronte ai cambiamenti e che sappia intercettarli. Abbiamo le potenzialità per crescere, non possiamo continuare ad accontentarci di essere i primi tra gli ultimi” conclude Ricci.