Gazzetta del Mezzogiorno. “Serve un piano di salvataggio”

“Si sta concludendo nel peggiore dei modi una situazione a dir poco paradossale. La Gazzetta del Mezzogiorno dopo essere stata dichiarata patrimonio culturale rischia dal 21 novembre di non essere più in edicola”.

Così i segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil della Puglia – Pino Gesmundo, Antonio Castellucci, Franco Busto – e delle rispettive categorie, sollecitano “un piano di salvataggio della Gazzetta”, all’indomani della decisione della sezione Fallimenti del Tribunale di Bari di sospendere l’esercizio provvisorio dal 20 novembre, temendo che questo sia “l’epilogo” della difficile vicenda dello storico quotidiano del Sud. “Nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni da organizzazioni sindacali e lavoratori, basta ricordare la cassa integrazione al 50% e 42%, il quotidiano con 133 anni di storia non ha più un futuro”.

“In questo momento di pandemia, è opportuno che il giornale resti in edicola. Bisogna salvare tutti i lavoratori sia con eventuali prepensionamenti sia garantendo la continuità a chi rimane per avere un futuro più sereno. Invitiamo sia la Fnsi, il Cdr e le cooperative di poligrafici e giornalisti a un tavolo comune per poter dare delle risposte affinché nessun lavoratore possa essere lasciato indietro, e le istituzioni regionali, il governo nazionale e i senatori e gli onorevoli di tutte le forze politiche a dar seguito alle promesse fatte nei mesi scorsi per un piano di salvataggio della Gazzetta del Mezzogiorno e che tali promesse non rimangano tali e possano essere concretizzate nei fatti e nella realtà. Invitiamo, la Confindustria Puglia e Bari a impegnarsi affinché il fallimento della Gazzetta del Mezzogiorno non sia approdo di avventurieri pronti a speculare sulla vita dei lavoratori e sulla credibilità dei tanti lettori della Gazzetta. Le organizzazioni sindacali, nonostante le notevoli difficoltà del momento, dichiarano a tutti i livelli l’impegno a voler trovare tutte le soluzioni per poter dare ai lavoratori un minimo di serenità che ormai manca da diversi anni grazie alle scellerate gestioni che hanno portato a questo triste e amaro finale”.

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