Ex Ilva: bomba sociale, economica e occupazionale
“Siamo a pochi giorni dall’assemblea di Acciaierie d’Italia, pochi giorni per capire non solo il futuro dello stabilimento e della siderurgia nel nostro Paese, ma anche se Taranto diventerà una città in grado di coniugare l’occupazione e la tutela ambientale”.
Lo ha dichiarato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella a margine del consiglio della Uilm Taranto.
“Noi siamo stati i primi a lottare per una soluzione sostenibile e allo stesso tempo prospettica per il lavoro, chi dice che chiudere lo stabilimento sia la soluzione, non fa il bene di questo territorio. Questo gruppo industriale, dopo quattro anni al timone, ha procurato solo danni economici e occupazionali: dare loro ulteriore credito non è accettabile, a meno che non si voglia certificare un inesorabile disastro. Lo Stato non ha alternative ad assumersi e le proprie responsabilità e farsi carico della gestione dello stabilimento”.
Palombella ha chiarito che “la nostra mobilitazione non si ferma, anzi va avanti più forte di prima. E se non arriveranno le risposte che attendiamo, stiamo pensando di mettere in piedi altre iniziative, compresa una mobilitazione di tutto il comparto metalmeccanico nazionale”.
Il segretario generale della UIL Puglia Gianni Ricci ha ribadito l’impegno al fianco della UILM nelle attività di mobilitazione e ha chiesto un impegno forte anche alla Regione Puglia. “Bisogna avere il coraggio di fare una scelta sullo stabilimento siderurgico tarantino. Ma ricordo che oltre alla vertenza delle vertenze dell’ex ILVA, un terzo delle vertenze aperte sul tavolo del ministero sono pugliesi. Così si va incontro a una bomba sociale, economica e occupazionale che va scongiurata ad ogni costo. E tutte le istituzioni devono assumersi la propria fetta di responsabilità”.
Secondo il segretario generale della Uilm di Taranto, Davide Sperti, “serve un cambio di governance, l’impianto va requisito al gruppo Arcelor Mittal per totale inadempienza. Lo Stato lo amministri pro tempore in attesa di trovare un gruppo in grado di dare garanzie occupazionali, ambientali e produttive, impensabili con l’attuale gruppo”.