Disoccupazione in calo, ma “sono dati da prendere con le pinze”
Nel 2020 a Bari il tasso di occupazione è del 53,3%, il più alto tra le grandi città del Sud e in leggera crescita rispetto al 2019, a fronte di un calo a livello nazionale dell’1,8%. Parallelamente il tasso di disoccupazione si attesta al 9,3%, diminuendo di quasi un punto percentuale rispetto all’anno precedente: nell’anno della pandemia, in questo senso, si registra il dato migliore degli ultimi 15 anni, paragonabile solo a quello del 2008, prima della crisi finanziaria, in cui era del 9,7%. A certificarlo sono i dati Istat sull’occupazione IV trimestre 2020.
In Puglia il tasso di occupazione è del 46,1% nel 2020, con la provincia di Bari al 52,5%, seguita da Brindisi (46,9%), Taranto (45%), Lecce (43,6%), Bat (42,6%) e Foggia (39,3%). Anche sul tasso di disoccupazione (in Puglia al 14%) la provincia di Bari è quella con il dato più performante (10,1%), seguita da Taranto (11,3%), Brindisi (11,7%), Bat (13,1%), Lecce (16,2%) e Foggia (24,7%).
Dati che però, secondo il segretario generale della UIL di Puglia, Franco Busto “vanno presi con le pinze, perché ci sono tanti fattori in gioco, a conseguenza dell’emergenza pandemica, che potrebbero aver influito sulle tendenze numeriche”.
“E’ indubbio – spiega Busto – che misure, fortemente volute dal sindacato, come il blocco dei licenziamenti o la proroga degli ammortizzatori sociali, abbiamo giocato un ruolo fondamentale. Senza il blocco dei licenziamenti, infatti, probabilmente la situazione sarebbe stata ben diversa, considerando la profonda crisi economica che l’emergenza Covid ha causato. Inoltre, bisogna considerare che tanti lavoratori che hanno comunque perso il proprio posto di lavoro non si sono ancora iscritti alle liste di collocamento, a causa delle restrizioni, magari solo per timore di raggiungere gli uffici preposti o per le complicanze dovute allo svolgimento di tante attività di servizio pubblico in smart working e online”.
“Certo è – conclude Busto – che ora bisogna attivarsi affinché chi il posto di lavoro ancora ce l’ha, almeno sulla carta o grazie al supporto della cassa integrazione possa conservarlo nel prossimo futuro, quando l’emergenza sarà passata e, quindi, le misure di contenimento verranno meno. Così come bisogna affrontare la questione dei nuovi lavori che la pandemia per forza di cose imporrà al mercato economico e produttivo. In tal senso, gli investimenti delle risorse europee disponibili nel programma Next Generation saranno fondamentali”.