Dimensionamento scolastico, intervengano i parlamentari pugliesi

 Il decreto di attuazione della legge finanziaria, che ha stabilito i criteri per la definizione del dimensionamento della rete scolastica, non tiene in debita considerazione l’assegnazione di personale Ata alle scuole del primo ciclo con oltre 1.200 alunni. Infatti, nella proposta avanzata l’estate scorsa dalla Regione Puglia e avallata da province e Città Metropolitana di Bari, su una riduzione di ben 58 autonomie, attraverso contrazioni e fusioni, saranno 52 gli istituti del primo ciclo con oltre 1.200 alunni.

Di questi, 19 tra i 1.201 e i 1.300 alunni, 9 tra i 1.301 e i 1.400, 14 tra i 1.401 e i 1.500, 4 tra i 1.501 e i 1.600, 2 tra i 1.601 e i 1.700 e 4 tra i 1.701 e 1.800 alunni, con punte di 1.794 alunni.

La Regione Puglia, sulla base dei parametri individuati dal decreto, dovrà provvedere autonomamente, entro il 31 dicembre 2023, al dimensionamento della rete scolastica per il prossimo anno scolastico 2024/25, termine prorogato di un mese dalla delibera di giunta regionale per scongiurare il commissariamento statale. E si passerebbe così dalle attuali 627 autonomie alle 569 per il 2024-25, 565 per il 2025-26 e 557 del 2026/27. 

“Gli alunni non sono numeri da far quadrare a tutti i costi, né si può pensare, come ci racconta il ministro, che si perderanno soltanto dirigenti scolastici e direttori amministrativi, basta dare uno sguardo attento ai numeri per capire che tanti istituti resteranno senza personale ausiliario, con ricadute non solo in termini di posti di lavoro persi, ma anche di difficoltà gestionali per gli istituti pugliesi, con logiche conseguenze sulla sicurezza di lavoratori e alunni”. Per Gianni Ricci, segretario generale della UIL Puglia e Gianni Verga, segretario generale della UIL Scuola Puglia, “questo è un sacrificio che la nostra regione, già caratterizzata da una forte crisi occupazionale, non può assolutamente permettersi. Fa specie che, ancora una volta, i datori di lavoro che non tutelano, anzi sviliscono i diritti di lavoratori e cittadini, siano lo Stato e le istituzioni in generale. Ecco perché diciamo no a qualsiasi soluzione che si traduca in un taglio scriteriato di scuole che non tenga conto delle specificità territoriali e della salvaguardia dei livelli occupazionali”.

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