Brindisi, seconda vittima sul lavoro in dieci giorni
“E’ finito il tempo del cordoglio e delle frasi di circostanza, è il momento delle misure forti, concrete. Questa strage va fermata”.
Gianni Ricci, segretario generale della Uil di Puglia e Fabrizio Caliolo, coordinatore territoriale della Uil di Brindisi, non usano giri di parole per commentare l’ennesimo incidente mortale sul lavoro in Puglia, ancora nel Brindisino, nel quale ha perso la vita un operaio di 37 anni, a distanza di appena 10 giorni dall’ultima tragedia nella stessa provincia.
“Se non bastassero i nostri appelli – continuano Ricci e Caliolo – la politica farebbe bene a leggere con attenzione i numeri. Dall’inizio del 2024 le morti nei luoghi di lavoro in Puglia sono già 12, che salgono a 15 se si considerano quelle in itinere. Dati che proiettano la Puglia nelle primissime posizioni della classifica dei territori meno sicuri per le lavoratrici e i lavoratori. Adesso ci aspettiamo una reazione forte da parte delle istituzioni, con investimenti seri per invertire questa pericolosissima deriva. Ci continuiamo a chiedere: come avrebbero reagito se tutte queste morti fossero state provocate dalla criminalità organizzata?”.
“Dal Governo, smosso dalla strage di Firenze, abbiamo ottenuto solo qualche vaga promessa come la patente a punti per le aziende in cui la vita umana è valutata qualche decina di crediti. Inaccettabile”. Ma anche dalla Regione Puglia i due sindacalisti si aspettano di più.
“Bene la convocazione del presidente Emiliano e la formazione dell’osservatorio regionale sugli infortuni nei luoghi di lavoro, ma adesso si acceleri. Ci è stato garantito un interessamento nei confronti dello Spesal affinché rafforzi i controlli nei luoghi di lavoro, però sappiamo bene che il numero degli ispettori al momento è inadeguato e insufficiente a controllare con capillarità e frequenza i cantieri e i luoghi di lavoro: senza nuove assunzioni ogni progetto resterà nelle intenzioni. Inoltre, sarebbe finalmente il caso di adottare misure decise contro le aziende che non rispettano gli standard di sicurezza e che non applicano i contratti nazionali di settore firmati dai sindacati più rappresentativi, anteponendo il profitto al valore della vita umana, lasciandole fuori dai bandi e dai finanziamenti di investimento pubblico”.