Bombardieri “L’Ilva è un asset strategico di questo Paese”
“Abbiamo chiesto al presidente del consiglio di fare suo un tavolo sull’Ilva, non perché non ci fidiamo del ministro ma perché l’Ilva rappresenta una discussione più ampia. Vogliamo sapere se lo è anche per il Governo. Se è o meno uno degli asset strategici di questo Paese. Per noi lo è, perché se non produciamo più acciaio, molte aziende, a partire da quelle più vicine al Governo, dovranno chiudere” il segretario nazionale della Uil, Pierpaolo Bombardieri parla ai lavoratori dell’ex Ilva e lo fa consapevole del fatto che ciò che vale per i lavoratori dell’acciaieria tarantina vale anche per tutti gli altri.
Si parte dalle risposte che il Governo non ha dato, “in cambio ci ha offerto un palliativo – sostiene Bombardieri parlando dei fondi stanziati dal Governo – perché si tratta di soldi buttati se non si affiancano ad una politica industriale, se il Governo non decide di entrare nella gestione di questa azienda”.
La questione è più ampia di quanto si possa immaginare. Per il sindacato si tratta di dare contorni netti e precisi ad una fumosa politica cerchiobottista. Impossibile parlare di crescita economica e di imprese senza tracciare una politica industriale e del lavoro. L’incertezza, la volontà di non decidere per non scontentare nessuno sta iniziando a creare malumori. Da più parti si invoca una mobilitazione contro la non politica del Governo, “ma la mobilitazione già è iniziata per la Uil da un paio di mesi. Siamo già nelle fabbriche, stiamo parlando con voi da mesi. Le politiche sul lavoro non ci sono e quando ci sono vanno contro i lavoratori e le lavoratrici”. La direzione da intraprendere è chiara al sindacato “intervenire sul cuneo fiscale per aumentare il netto in busta paga. Continuano a dirci che non ci sono le risorse per farlo e come contentino mettono 15 euro lordi in busta paga”.
Bombardieri interviene anche sulle contrattazioni di secondo livello, “ci sono sette milioni di contratti scaduti e sui quali il Governo può intervenire dicendoci da che parte intende stare”. Le possibilità di intervento sono tante, “detassare gli aumenti contrattuali e ad esempio, se ci sono settori che non rinnovano i contratti il Governo può decidere di non erogare quei contributi che altrimenti sarebbero a loro destinati”. Si tratta di tracciare una via, indicare un percorso, senza perdere tempo. Le questioni da affrontare sono troppe e nessuna è procrastinabile “come non pensare ai 4 milioni di persone che svolgono un lavoro povero? Si tratta di lavoratori che guadagnano meno di 12mila euro lordi l’anno” e anche su quelli il Governo inspiegabilmente ha deciso di non decidere.