Cassa Covid-19, salvaguardati 116mila lavoratori pugliesi. “Pensare a misure post-emergenza”
“Numeri alla mano, il ricorso massiccio alla cassa integrazione, unito al blocco dei licenziamenti, ha evitato, anche in Puglia, un bagno di sangue occupazionale che, probabilmente, avrebbe scatenato disordini sociali ben più gravi di quelli a cui abbiamo assistito in questi mesi”.
Franco Busto, segretario generale della UIL di Puglia, descrive così i dati dello studio elaborato dal servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL nazionale sulla cassa integrazione “causale Covid-19”.
Secondo tale ricerca, in Puglia sono state richieste, nel periodo che va da aprile a ottobre, 138.262.000 ore di cassa integrazione, di cui 68 milioni circa di cassa ordinaria, 40 milioni attraverso i fondi di solidarietà dell’artigianato e della somministrazione (Fis), il restate quantitativo di cassa in deroga: numeri che proiettano la nostra regione all’ottavo posto nella classifica nazionale per ore richieste di ammortizzatori sociali Covid, seconda regione del Mezzogiorno dopo la Campania.
Stando alle stime della UIL, sarebbero più di 116mila i lavoratori salvaguardati grazie alla cassa integrazione.
“Basta immaginare – dichiara ancora il numero uno della UIL regionale – questi numeri sommati alla voce disoccupati per comprendere l’importanza degli ammortizzatori sociali e del provvedimento di blocco dei licenziamenti, misure che in troppi hanno sottovalutato, anche in ambito governativo, e che grazie alla caparbietà del sindacato sono state prorogate fino a marzo. Tuttavia, come ripetiamo ossessivamente da tempo, occorre iniziare a lavorare già da ora, con sguardo lungimirante e a ogni livello istituzionale, a tutta quella strumentazione e alla messa in atto di efficaci politiche (in primis le politiche attive), che serviranno a sostenere e sviluppare il mercato del lavoro quando la crisi sarà finita e con essa le misure emergenziali adottate in questi lunghi mesi di pandemia”.