Spesa dei fondi comunitari: Puglia virtuosa, “ma bisogna migliorare ed equilibrare il sistema”
BARI – “Lo sentiamo ripetere come un mantra, come un ritornello: i fondi comunitari rappresentano ormai le uniche risorse sulle quali le amministrazioni locali, dalla Regione ai Comuni, possono contare per muovere le acque in bonaccia di un’economia ancora ferita da una crisi decennale e dai tagli verticali operati dagli ultimi governi che si sono succeduti a Roma, in nome della famigerata spending review. Eppure, la spesa dei fondi europei continua ad andare a rilento. Secondo uno studio della UIL nazionale, esposto dalla segretaria nazionale Ivana Veronese, la media nazionale di spesa si aggira intorno al 29%, con la Puglia che, a circa metà del cammino (il termine ultimo per utilizzare le risorse è fissato al 2023), ha impiegato “solo” il 27% delle risorse, risultando quindi tra i territori più virtuosi in questa speciale classifica, in particolare nel Mezzogiorno. Una fotografia contraddittoria, che però rispecchia appieno la realtà dei fatti”.
Lo dichiara Franco Busto, segretario generale della UIL di Puglia, commentando lo studio pubblicato dalla UIL nazionale.
“Sono molteplici i fattori che agiscono da freno a mano nel percorso che porta all’impegno dei fondi comunitari: l’indisponibilità di risorse da parte di tanti Comuni, soprattutto dei più piccoli, per il cofinanziamento o per la fase di progettazione; la mancanza di personale o comunque di personale in grado di dedicarsi alle questioni tecniche e amministrative legate ai fondi; le stesse pastoie burocratiche che tengono al palo tanti cantieri. Fattori che non solo rallentano la spesa, ma rischiano di rendere la redistribuzione della stessa poco equa sui territori, penalizzando proprio quelle aree che invece avrebbero maggiore bisogno di quei fondi per colmare il gap con altre realtà. Inoltre, è del tutto evidente come, analizzando i numeri sull’occupazione in Puglia e al Sud in generale, i risvolti occupazionali, sociali ed economici, in termini di crescita e di sviluppo, degli investimenti derivanti dai fondi comunitari siano, salvo rarissimi casi, pressoché nulli”.
“Dice bene Ivana Veronese – conclude Busto – quando afferma che “se il rischio del disimpegno automatico delle risorse, a fine anno, è stato scongiurato, si pone, però, il tema della selettività e strategicità degli interventi, della qualità della progettazione, della qualità e velocità della spesa, della concentrazione delle risorse, ed è quindi quanto mai urgente mettere in moto tutti i processi per assicurare la velocità della spesa concentrando le risorse su pochi e selettivi interventi, integrando e coordinando le politiche di coesione con le politiche ordinarie”. Il così detto “Piano per il Mezzogiorno”, annunciato dal Governo e dal presidente Conte in occasione della Fiera del Levante, potrebbe rappresentare un grimaldello fondamentale per dare una svolta in tal senso, a patto che si passi in tempi brevi dalle parole ai fatti. Il 2023 non è poi così lontano”.